La mia esperienza a Cuba tra L’Avana e Santa Clara risale a febbraio 2011, con i pochi risparmi messi da parte ricordo perfettamente il momento in cui tre mesi prima decisi di intraprendere questo viaggio.

Dentro di me riflettevo sull’idea che mi ero fatta riguardo l’isola, delle persone e di come vivono, dove le aveva portate la rivoluzione dopo più di cinquant’anni. Non nascondo che sono partito con idee confuse su come il governo di Fidel facesse vivere nella possibile repressione gli abitanti per effetto dei media che qui in Italia ne descrivevano gli aspetti in questo modo. Allo stesso tempo, parlando con una ragazza cubana sposata con un ragazzo italiano, avevo una visione diversa su quanto detto prima, una Mia visione.

Certo, avrei potuto scegliere altre destinazioni invece di Cuba, magari la Russia, il Venezuela, o la Colombia. Beh, per lo meno sotto l’aspetto climatico la Russia non sarebbe stata una cattiva scelta, non dispiacendomi i climi freddi, ma a conti fatti i costi sarebbero stati più consistenti, ed il tempo a disposizione abbastanza limitato. Per le altre due destinazioni che ho citato mi sono lasciato intimorire dalla violenza spesso sentita, ma chissà, magari in futuro potrebbero essere destinazioni da visitare

Ad onor del vero poi ora che ricordo meglio questo è stato il mio primo volo in assoluto, circa 9000 km estenuanti ma emozionanti, soprattutto per i due decolli e i due atterraggi con lo scalo a Madrid, oltre per l’esperienza della conoscenza di nuove persone in aereo. Quindi dopo quasi 18 ore dalla partenza in una bella serata ho potuto respirare l’ aria calda di Cuba, e sopportare una buona perdita di tempo per i controlli agli sportelli immigrazione, ma alla fine sono riuscito ad incontrare Junior, la guida per tutta la mia permanenza, che con un grande cartello con su scritti il mio nome e un gran sorriso mi aspettava all’uscita dell’aeroporto. Insieme a lui tutto è cominciato nel migliore dei modi, cioè con un bel tamponamento. E’ stato divertente vedere come tutto si è risolto fretta tra i rispettivi conducenti, che una volta scesi hanno guardato le auto e vedendo che non c’era niente si sono semplicemente salutati. E’ stato comunque emozionante vedere l’Avana di sera, con i suoi viali immensi e le sue grandi palme, le vecchie auto anni ’50 che li percorrevano. Le luci della zona aeroportuale hanno messo in evidenza la ridotta manutenzione delle strade e la scarsa cura del verde, ma già dai primi momenti si è percepita la cosa migliore che potessi trovare: la gentilezza tipica dei cubani.

Il giorno seguente c’è stato un piccolo di disagio dovuto alla relativa complessità nel cambiare i soldi, il Banco National si è rivelato pignolo e piuttosto farraginoso nella burocrazia, probabilmente è la normale procedura per i turisti, ed i tempi d’attesa sono stati abbastanza lunghi ma una volta fatto, il giro per la città ha potuto avere inizio. Nei giorni seguenti è stato un continuo susseguirsi di visite, da La Habana Vieja con le sue stradine piene di colori e locali come la Bodeguita del Medio, in pieno centro città, fino a Plaza de la Revolución già zona periferica, ed ancora oltre. Ed è in estrema periferia che sono stato insieme a Junior quando abbiamo fatto visita prima al padre e poi al fratello e la sua famiglia. Qui ho avuto la possibilità di vedere come si vive con l’essenziale, anche se al nostro arrivo non è mancata birra tipica per trascorrere tempo insieme e scambiarci le rispettive riflessioni. Nei pressi delle abitazioni, costituite in genere da enormi casermoni, è facile trovare persone di ogni età e gruppi di ragazzi che giocano a basket, pallavolo, o soprattutto a baseball, sport nazionale. Il tutto sempre vissuto con rispetto e gentilezza. Ogni mia richiesta di fotografare è stata accolta con grandi sorrisi, non ho avuto mai la sensazione di essere estraneo, o indesiderato. E’ stato facile socializzare a tal punto che Junior preoccupato è venuto a cercarmi non vedendomi da qualche ora, e mi ha dato modo di riflettere che in periferia, dopotutto, si vive bene. Che in periferia i turisti possono girare eccome, fotografare, chiacchierare, conoscere, ridere. A L’Avana per me è stato così.

La Habana - Plaza de la Revoluciòn

Un sobborgo rurale che mi è piaciuto molto è stato Rincon, qui oltre le poche vecchie auto un altro mezzo di locomozione é piuttosto usato: il carretto trainato da cavalli. E se non altro l’aria che si respira è decisamente più fresca e pulita, nelle strade ci sono piccole macellerie, che preparano panini con lechòn, l’ arrosto di maiale. Qui, dove la vita scorre molto più lentamente rispetto alla città, che già è comunque più calma paragonandola ai nostri ritmi, ho potuto assistere a riunioni tra familiari o tra vicini dove dopo il lavoro si passa il tempo all’aria aperta giocando a domino, magari vicino ad una buona cerveza, un pò come succede nei piccoli borghi da noi.

Dopo la giornata a Rincon siamo tornati a L’Avana, un posto in cui il tempo cambia molto rapidamente; i colori resi vivaci dal sole lasciano il posto al grigio delle nuvole portate dai forti venti, e l’oceano mostra tutta la sua forza sbattendo sulla riva, bagnando la vicina strada che da solito punto di incontro si svuota in fretta.

La Habana - Maltempo al Malecon

Nel cuore di Cuba. Andata e ritorno per Santa Clara.

Il giorno in cui ho deciso di visitare Santa Clara avevo previsto uno svolgimento diverso rispetto a come poi è andata, e questo mi ha lasciato l’amaro in bocca, oltre al desiderio e la speranza di tornare. Già dal mattino il tempo non si è presentato proprio adatto per viaggiare, grosse nuvole coprivano il cielo de L’Avana e non lasciavano sperare in niente di buono. Affittata la macchina, insieme a Junior e la sua famiglia siamo partiti, e appena fuori dalla capitale abbiamo preso la Autopista National direzione Santa Clara. Ricordo che di lì a poco è cominciato a piovere, ed ho guidato nel cuore di Cuba in condizioni difficili. L’autostrada cubana è molto larga ma il fondo non è dei migliori. Lungo il suo percorso si presentano attraversamenti trasversali spesso usati anche dai carretti, e guidare per 600 km in quelle condizioni è stato veramente duro. Arrivati a destinazione, proprio a causa del maltempo abbiamo saputo che il museo del Che era chiuso, e quindi mi sono dovuto accontentare di vedere il mausoleo dall’interno della macchina, come anche il treno blindato simbolo delle ultime battaglie della rivoluzione cubana.

Uno dei più bei ricordi della giornata è stato l’incontro tra la moglie di Junior e suo padre che non si vedevano da circa 25 anni, lui si era stabilito a Santa Clara dopo aver terminato le diverse missioni con l’esercito in giro per il mondo.

Quali ricordi?

Rimarrà con me il ricordo di questa magnifica terra in cui si vive con l’essenziale e dove ci sono ovvie manifestazioni di povertà. Avrò sempre in mente la gente di Cuba come gente pronta all’accoglienza, alla gentilezza, a socializzare e a chiedere un aiuto in qualche modo, e sempre dopo aver offerto il proprio tempo in cambio. Magari facendo da guida, come lo studente dell’Università de la Habana che mi ha tenuto compagnia per ore spiegandomi la gestione della sanità e dell’istruzione a Cuba. Un’immagine indelebile è quella della città con le sue strade sterrate, parte del centro storico decadente ma unico, tubature fatiscenti e affascinanti che fanno fuoriuscire acqua, cortili interni dei palazzi adibiti a negozi per turisti; l’ evidente contrasto con la parte nuova, i tunnel che attraversano la baia, hotel monumentali che si innalzano al cielo, monumenti dedicati alle imprese di passati eroi nazionali o contro il capitalismo americano. Eppure mentre proprio il capitalismo lentamente invade il Paese, nelle persone c’è il senso fortissimo di fratellanza, rispetto, famiglia, condivisione, divertimento attraverso la musica, linfa vitale per il popolo cubano. In molte abitazioni, siano esse di città o di campagna, è presente un oggetto figlio del consumismo: il potente impianto stereo e tutta la serie di cd d’ordinanza. Perché qui ad ogni ora del giorno c’è un buon motivo per mettere la musica e iniziare a ballare. Ricorderò sempre la capacità che hanno le persone di mandare avanti ogni cosa, sempre, fino alla fine. Si dice sia la più grande capacità di chi ha vissuto una Rivoluzione.



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